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3PL, Magazzino, Supply Chain
March 30, 2021

Emergenza sanitaria: le 4 sfide che la supply chain deve affrontare

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L’emergenza sanitaria sta mettendo a dura prova la supply chain. Visibilità ridotta, necessità di flessibilità, flussi di volumi quanto mai imprevedibili, squilibri a livello internazionale… Le sfide che gli operatori logistici devono affrontare sono numerose e occorre essere estremamente preparati e anche ben equipaggiati per gestirle in modo efficace. Ecco alcuni spunti per orientarsi.

1. Colmare la mancanza di visibilità

Sin dall’inizio dell’emergenza sanitaria, l’intera supply chain ha dovuto affrontare una mancanza di visibilità. Molte attività hanno subito rallentamenti, altre si sono fermate, con impatti diretti o indiretti su tutti gli attori coinvolti: dai produttori ai distributori, fino ad arrivare ai clienti finali. Le aziende, inoltre, hanno dovuto fare i conti con un contesto normativo poco chiaro e mutevole, con il risultato che è quasi impossibile pianificare azioni a medio-lungo termine, in particolare per quanto riguarda gli scambi internazionali. Una situazione resa ancora più complessa dal fatto che le misure variano nel tempo e da paese a paese. Oggi, quindi, è difficile prevedere quali clienti o fornitori saranno in grado di proseguire le loro attività e, di conseguenza, non è semplice farsi trovare preparati. La prima sfida per i player della gestione logistica sta nell’acquisire maggiore visibilità sulle loro attività, e non soltanto nel breve periodo. Per farlo sono possibili diverse strade:

  • rafforzare la comunicazione, la trasparenza e il lavoro collaborativo con i diversi attori della supply chain;
  • lavorare in sinergia con le aziende del settore per acquisire maggior peso nei confronti delle amministrazioni pubbliche e nell’ambito delle decisioni assunte a livello normativo;
  • dotarsi di nuovi strumenti in grado di prevedere in maniera efficace le situazioni a rischio (reportistica, notifiche automatiche, software predittivi ecc.).

2. Incrementare l’agilità e la flessibilità

La crisi odierna ha posto in risalto uno dei principali ostacoli che deve superare la supply chain: la mancanza di flessibilità e di adattabilità. Per quelle aziende che non sono state capaci di adeguare celermente le loro attività alla realtà dei fatti, le conseguenze sono state gravose e di varia natura: rotture o aumenti di stock, scarsità di materie prime, quantità di manodopera non congrua al volume delle attività, impossibilità di rispettare gli ordini, allungamento dei tempi di consegna ecc. Tali difficoltà logistiche non sono state, peraltro, prive di ripercussioni sulla solidità finanziaria delle aziende. Molte di esse hanno dovuto infatti affrontare diminuzioni dei flussi di cassa, l’annullamento degli ordini, ma anche un rialzo dei costi di magazzino e trasporto. Di fronte a tali vincoli, le aziende devono assolutamente migliorare l’agilità della loro supply chain. Una sfida che, a dispetto della portata, può essere affrontata per gradi.

  • Adattare l’attività aziendale: diminuzione del numero di fornitori (se non addirittura gestione in single sourcing), riduzione della manodopera, limitazione dei viaggi a vuoto, approvvigionamento locale, creazione di nuovi servizi (click-and-collect, consegna espressa ecc.). Sono tutte opzioni percorribili che consentono all’azienda di rispondere più efficacemente ai vincoli e alle sfide attuali;
  • Far evolvere le pratiche logistiche: la supply chain deve anche acquisire maggiore flessibilità, per farlo, possono essere prese in considerazione diverse opzioni. La gestione del lavoro just-in-time nell’ottica di limitare la necessità di capitale circolante, il cross-docking per ridurre gli stock, il cycle counting per facilitare il monitoraggio delle scorte o, ancora, l’ottimizzazione della gestione degli stock:
  • digitalizzazione dei conteggi;
  • livelli di stock in tempo reale;
  • centralizzazione dei dati;
  • sistemi collaborativi, come la soluzione Saas per il VMI (Vendor Managed Inventory) Generix Collaborative Replenishment.

Come ha giustamente sottolineato Isabelle Badoc, Product Marketing Manager per le soluzioni Supply Chain Execution di Generix Group, alcune aziende hanno quindi scelto di “creare un’organizzazione di preparazione degli ordini adatta a quei flussi caratterizzati da una maggiore finezza dei dati (più ordini con meno articoli per riga) derivanti dai piani di trasporto”;

  • Velocizzare il processo decisionale: dato che la situazione si evolve rapidamente, gli attori della supply chain devono anche poter agire in maniera molto più rapida rispetto al passato. La sfida che si prospetta è quella di adattare tutte le sfaccettature dell’attività aziendale alla realtà attuale, indipendentemente se in termini di flussi di cassa, di manodopera o di investimenti, ad esempio.

3. Colmare il divario digitale

L’emergenza sanitaria ha accelerato in maniera considerevole la digitalizzazione delle pratiche. Con la chiusura dei punti vendita fisici, la limitazione degli spostamenti e la paura delle interazioni sociali, numerosi consumatori finali si sono orientati sempre più verso il commercio online. Lo stesso hanno fatto i clienti B2B, che già da qualche anno avevano iniziato ad adottare un comportamento di acquisto digitale. L’urgenza della digitalizzazione è ancora più evidente poiché diverse piattaforme online di distribuzione B2B, come Amazon Business e Alibaba, stanno crescendo in maniera esponenziale, causando uno squilibrio nel rapporto di forza con i distributori “tradizionali”.

Di fronte ai nuovi comportamenti di acquisto, gli attori della supply chain non hanno altra possibilità che digitalizzarsi velocemente. Per raggiungere questo obiettivo, occorre dare priorità a diversi ambiti:

  • Sviluppare le opportunità digitali: oltre alla creazione di supporti digitali che permettono di soddisfare le aspettative dei clienti B2B e B2C (piattaforma di e-commerce, app mobili ecc.), è necessario offrire anche nuovi servizi diventati sempre più indispensabili in seguito all’emergenza sanitaria (click-and-collect, conoscenza della disponibilità dei prodotti in tempo reale, tracking delle consegne ecc.);
  • Garantire una gestione “live”: tali servizi sono possibili solo se l’azienda è in grado di gestire i propri livelli di stock e le attività in tempo reale. Ciò richiede, in particolare, la centralizzazione di tutte le informazioni (ingresso e uscita merci, ordini, consegne ecc.) all’interno di un software dedicato che si interfacci direttamente con i programmi aziendali, come il software gestione magazzino WMS (Warehouse Management System) o il TMS (Transport Management System), il software gestione trasporti di Generix;
  • Rafforzare l’assistenza ai clienti: l’adozione di pratiche digitali impone anche di ripensare la relazione con la clientela. È necessario infatti trasformare i servizi che si interfacciano direttamente con i clienti (commerciale, post vendita ecc.) per adattare il loro funzionamento alla situazione attuale, rispondendo nel contempo alle incertezze causate dall’emergenza sanitaria. Oggi più che mai, la necessità di informazioni e di supporto è un aspetto molto evidente.

4. Puntare sul reshoring in Europa

L’emergenza sanitaria ha finito per mostrare i limiti dell’ultra-globalizzazione. In effetti, i vincoli attuali hanno aumentato in maniera considerevole la complessità degli scambi di flussi internazionali, in termini di regolamentazione, approvvigionamento e trasporto. Il rischio sanitario, del resto, cresce di pari passo con i commerci sulle lunghe distanze, chiamando in causa un numero maggiore di attori per tutta la supply chain. Questa situazione non è affatto banale, dal momento che i rischi logistici appaiono più seri che mai: carenza di prodotti, impossibilità di rinegoziare i contratti, dipendenza dai fornitori, chiusura delle frontiere ecc. È aumentato, poi, anche il costo del trasporto per i flussi canalizzati sull’e-commerce. Come ha ricordato Isabelle Badoc, “le spedizioni avvengono generalmente per mezzo di corrieri o di aziende di corriere espresso. In termini di singolo articolo, il costo è quindi più elevato rispetto a quello in caso di noleggio di un camion completamente carico”.

Per superare tali ostacoli, la rilocalizzazione in patria (reshoring) della supply chain, in Italia o quanto meno in Europa, si afferma quindi come una necessità. Un obiettivo senza dubbio ambizioso, per raggiungere il quale è possibile attivare diverse leve:

  • individuare le voci che possono essere rilocalizzate in Italia o in Europa (fornitori, servizio post vendita ecc.);
  • fare affidamento su sinergie settoriali per limitare l’impatto finanziario del reshoring;
  • richiedere il sostegno dello Stato per essere assistiti nel processo di reshoring della supply chain.

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