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Distribuzione, Supply Chain
September 10, 2019

Geopolitica: quale impatto sulla Supply Chain

Nel contesto odierno in cui si assiste ad una intensificazione degli scambi internazionali, non sono poche le sfide da affrontare per gestire la supply chain. Al di là di una mera ricerca del risparmio, le aziende avvertono la necessità di individuare le leve di crescita organizzative e tecnologiche che permetteranno di attirare e fidelizzare un numero sempre maggiore di clienti.

Quali sono le principali sfide di una supply chain internazionale e le conseguenze della geopolitica sul commercio globalizzato? Analizziamo insieme alcune questioni che permettono di muoversi al meglio sullo scacchiere internazionale.

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Geopolitica: quali rischi per la supply chain

Onnipresenti e praticamente imprevedibili, i rischi geopolitici e naturali possono avere conseguenze disastrose sulla supply chain in caso di rottura degli anelli più deboli. Per limitare i danni, le società di respiro internazionale devono pensare in termini globali, dotandosi di mezzi per agire a livello locale in base al contesto di ciascun paese.

I rischi sociali e ambientali

Secondo BSI, l’organismo di certificazione e analisi dei rischi, il 40% delle importazioni americane realizzate nel 2013 proveniva da paesi esposti a rischi naturali. A titolo esemplificativo, si calcola che il costo del terremoto e dello tsunami avvenuti in Giappone nel 2011 sia stato di 210 miliardi di dollari.

Sul piano sociale, secondo la sintesi delle performance di vendita sostenibili fornita da Nike, il 72% dell’abbigliamento e delle calzature importati negli Stati Uniti nel 2013 è stato prodotto in paesi con rischi elevati dovuti alle cattive condizioni di lavoro dei dipendenti.

I rischi economici e politici

Sempre secondo Nike, il 28% delle aziende risentirebbe della volatilità dei tassi di cambio generata dall’instabilità economica europea. Dal canto suo, nel Rapporto sui rischi globali 2015 il Forum economico mondiale ritiene che le tensioni geopolitiche rappresentino la minaccia più grave per le aziende negli anni a venire. Inoltre, secondo BSI, le catene di fornitura sono regolarmente prese di mira dalle organizzazioni terroristiche con un attentato ogni 7 giorni.

Le manifestazioni e altri atti di mobilitazione come le proteste dei Gilet gialli in Francia costituiscono un’ulteriore fonte di turbativa per gli scambi commerciali e i trasporti delle merci. Questi conflitti politici e periodi di turbolenza per l’economia spingono quindi le catene di approvvigionamento ad accrescere la loro flessibilità per cercare di limitare gli effetti causati dalle situazioni contingenti.

L’imposizione di dazi doganali

Con l’aumento delle accise sui carburanti, l’imposizione di dazi doganali può ripercuotersi sulla supply chain. È il caso della guerra commerciale scatenata da Donald Trump nel 2018, che ha preso di mira l’Unione Europea, il Canada e il Messico imponendo dazi del 10-25% sull’acciaio e sull’alluminio esportati negli Stati Uniti. Sulla stessa scia, la Cina ha dovuto a sua volta sostenere il peso di dazi doganali sull’esportazione di prodotti cinesi, stimati in 200 miliardi di dollari.

Per tutta risposta, il governo cinese ha reagito con l’applicazione di diritti doganali punitivi sui prodotti americani importati in Cina, il cui ammontare annuo è stimato attorno ai 60 miliardi di dollari. Il protezionismo economico messo in atto da Donald Trump si ripercuote a sua volta sul mercato economico mondiale.

L’aumento dei prezzi del petrolio

Tra il 2014 e il 2016 il prezzo del greggio al barile è aumentato del 60%, un aumento significativo che non rimane senza conseguenze nei luoghi di approvvigionamento di prodotti e materie prime di più basso valore e che impatta anche sui volumi del commercio globale, a causa di una produzione nazionale diventata più aggressiva.

L’aumento del prezzo del greggio ha senza dubbio un ruolo importante nella supply chain e nella strategia dei player economici. Sul piano logistico, le attuali reti create sulla base di un equilibrio tra le varie voci di spesa (trasporto, stoccaggio gestione delle scorte) potrebbero essere messe in discussione dall’aumento del greggio e ciò danneggerebbe la gestione dei trasporti e degli approvvigionamenti.

Pressioni dei mercati globali sulle infrastrutture

In un contesto di sempre maggiore incertezza, le infrastrutture sono diventate una sfida importante per coloro che vogliono tenere sotto controllo i flussi commerciali. I volumi delle navi cargo aumentano sempre più al punto che nel 2015 il canale di Suez ha subito un ampliamento e una modernizzazione. Negli Stati Uniti, il traffico stradale raddoppia ogni 28 anni, mentre l’India vede passare il 40% del suo traffico sul 2% delle strade del paese.

Le conseguenze? La pressione sulle vie di trasporto che diventano obsolescenti e si saturano progressivamente è diventata enorme, a causa della mancanza di risorse. E i danni si moltiplicano: è il caso del crollo dei ponti verificatisi sul fiume Mississippi nel 2017 e sulla città di Genova nel 2018.

Il rinnovamento (e persino la costruzione) delle infrastrutture è diventata una leva strategica per i paesi, che tuttavia non si comportano tutti allo stesso modo al riguardo. Sui mercati occidentali si conferma la tendenza dell’e-commerce, nonostante la disparità dei servizi e delle modalità di consumo tra Europa e Stati Uniti. In Cina le aziende sono alle invece alle prese con la sfida di dover gestire due ben distinte tipologie di consumatori: una popolazione urbana alla ricerca di qualità e servizi e un’altra rurale che consuma in massa prodotti a basso costo.

In Africa, il commercio online ha un potenziale enorme, a patto di riuscire a implementare i servizi bancari e a mettere in piedi le infrastrutture necessarie. Nel Medio Oriente, dove si può contare su enormi risorse, profondi cambiamenti sociopolitici, in particolare in Libia, in Siria e nello Yemen, offuscano il potenziale di questa regione situata al crocevia dei traffici internazionali.

Investire nelle infrastrutture: l’esempio della Cina

Per imporsi sui mercati globali, i governi e le multinazionali investono massicciamente per accaparrarsi il controllo delle infrastrutture. È in particolare il caso della Cina, che negli ultimi tempi ha offerto il proprio sostegno a favore di diversi progetti di sviluppo strategico.

L’iniziativa Belt and Road

Presentato nel 2013 dal presidente cinese Xi Jinping, questo progetto di “nuova via della seta” punta a rafforzare la posizione della Cina sullo scenario mondiale.

Annoverato come uno dei più ambiziosi progetti contemporanei, l’iniziativa Belt and Road consiste nello sviluppare i collegamenti marittimi e le vie ferroviarie tra la Cina e l’Europa. Questo progetto di spicco è una delle priorità del programma politico proposto da Xi Jinping con il nome di “sogno cinese”.

La strategia

Questa strategia mira a controllare i porti situati lungo l’Oceano Indiano. In che modo? Prestando fondi alle nazioni desiderose di conservare il controllo delle loro coste, per favorire la realizzazione di progetti in paesi che da soli non sarebbero in grado di impegnarsi finanziariamente.

Questo investimento nella costruzione di infrastrutture permette alla Cina di sviluppare partnership con i paesi limitrofi ottenendo in cambio la possibilità di rilevare il controllo delle infrastrutture qualora essi non siano in grado di restituire il prestito. È esattamente quello che è accaduto ad esempio nello Sri Lanka, che ha chiesto alla Cina un prestito di 1,5 miliardi di dollari per costruire un nuovo porto nel paese. Nell’incapacità di onorare il prestito, nel 2017 il paese ha concesso alla Cina la gestione del porto per una durata di 99 anni.

A prescindere se di natura ambientale, sociale, fiscale o politica, i rischi geopolitici per la supply chain sono numerosi. La massificazione degli scambi internazionali rende tuttavia obbligatorio il passaggio a una catena di valore di nuova generazione.

Restano tuttavia aperte due questioni: cosa implica questa riconfigurazione? Quali ne sono i parametri fondamentali?

Scambi internazionali: verso una nuova supply chain

Dopo il 2015 le relazioni internazionali si sono intensificate fino a raggiungere, nel 2017, il livello più alto raggiunto negli ultimi sei anni. Le società multinazionali, principali responsabili di questa crescita, devono oggi affrontare numerose sfide per restare competitive in un contesto iperglobalizzato.

Saper prevedere le grandi evoluzioni

Per affrontare le incertezze odierne bisogna tener conto di numerosi indicatori nella catena logistica:

  1. cambiamenti climatici;
  2. dati meteorologici;
  3. mutamenti sociopolitici;
  4. variazioni dei prezzi del mercato delle materie prime;
  5. espansione galoppante delle zone urbane, ecc.

Di fronte a questi fattori evolutivi, la catena logistica deve diventare massimamente flessibile per riuscire a consegnare in tempo i prodotti, assicurandosi di poterne monitorare i percorsi e rispettare, laddove necessario, la catena del freddo, le norme doganali, i tempi di consegna promessi, etc. Da qui nasce la necessità delle multinazionali di interessarsi alle evoluzioni della società su scala mondiale, per poter prendere le decisioni strategiche più giuste.

La soluzione? Creare una struttura di sorveglianza collegata alle fonti di informazione globali, che integrerebbe le normative doganali, il contesto politico del paese, lo stato di produzione delle materie prime, le oscillazioni dei prezzi del greggio, ma anche i dati meteorologici.

Snellire le supply chain

Le multinazionali che desiderano restare competitive, hanno una sola opzione: cogliere le opportunità offerte dalle nuove tecnologie. L’obiettivo? Diventare più agili e sapersi adattare rapidamente, e in modo continuo, a una domanda dei clienti sempre più segmentata, esigente e volatile.

È l’obiettivo raggiunto grazie all’intelligenza artificiale che, abbinata ai sistemi di gestione magazzino (WMSOMS), permette un notevole risparmio di tempo. Gli scopi sono molteplici:

  1. prevedere la domanda e i volumi di attività futuri;
  2. assistere nel processo decisionale;
  3. stimare le risorse necessarie per l’adempimento dei compiti, aiutando i responsabili di magazzino a prevedere il numero di operatori e ad assorbire i picchi di attività.

Per approfondimenti: Machine learning: una rivoluzione nella supply chain

Adattarsi alle esigenze dei clienti e alla loro evoluzione

Di fronte all’urbanizzazione e all’invecchiamento della popolazione, le aziende devono poter rispondere alla domanda di consumatori sempre più avidi di servizi e di trasparenza sull’origine dei prodotti. Consegne garantite in 1 ora, ritiro gratuito in negozio, servizio post-vendita, garanzie di origine, monitoraggio della preparazione, sono le opzioni che oggi i clienti si aspettano da un distributore quando fanno acquisti online.

Queste nuove modalità di consumo delineano nuove sfide per i player della distribuzione. Obbligate a reinventarsi per allettare i consumatori che puntano sulla qualità, la tracciabilità e il rispetto dell’ambiente, le aziende devono inoltre adeguarsi ai vincoli dettati da sempre nuove normative. Da qui, il posizionamento della supply chain come vera e propria leva di competitività.

Gestire una supply chain sempre più complessa

In un contesto internazionale, la supply chain deve inoltre adattarsi a una molteplicità di partner. La prima sfida è superare le barriere linguistiche, la differenza di accesso agli strumenti e a Internet, ma anche rispondere a requisiti normativi differenti. Per facilitare le operazioni e garantire la conformità, sono state messe a punto soluzioni di collaborazione B2B.

In materia di trasporti, qualsiasi società internazionale deve essere capace di destreggiarsi tra le vie marittime e aeree del traffico d’oltreoceano ed al contempo essere in grado di gestire la disparità delle infrastrutture stradali in prossimità dei porti e degli aeroporti e durante la consegna al cliente finale.

Per evitare eventuali ritardi e adottare la modalità di trasporto più adatta ad ogni situazione, è molto importante implementare uno strumento di gestione degli scambi standardizzato, dotato ad esempio di una funzione di impostazione delle notifiche, che avvisano in tempo reale in caso di eventuali imprevisti o incidenti.

Leggi anche: 3PL: come risolvere la sfida della consegna dell’ultimo miglio

Di fronte alle crescenti esigenze dei consumatori e a fattori geopolitici estremamente variabili, le società multinazionali devono giocoforza adeguarsi per restare competitive, adottando modelli organizzativi più flessibili, agili e reattivi, in grado di gestire e tenere sotto controllo supply chain sempre più complesse. Saper prevedere e collaborare sono due elementi fondamentali di questa riorganizzazione.

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