La green supply chain, una transizione in atto
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Rexel Italia potenzia la performance intralogistica grazie a Generix WMS Vai al comunicato stampa
Indissolubilmente legati a qualsiasi attività, gli imprevisti rappresentano per le aziende della supply chain dei costi diretti o indiretti che possono arrivare persino a pregiudicare la relazione con il cliente. Ecco perché, secondo un’inchiesta condotta da Generix Group sulla gestione dei rischi operativi, il controllo delle criticità oggi è percepito come una priorità dal 52% dei responsabili della logistica.
Secondo il Global Risks Report 2021 pubblicato dal World Economic Forum (WEF)1, le conseguenze disastrose causate dalla pandemia da Covid-19 rischiano di innescare disordini sociali e tensioni geopolitiche che, oltre ad avere costi elevatissimi, potrebbero influire negativamente sull’efficacia delle risposte alle nuove minacce negli anni a venire: attacchi informatici, armi di distruzione di massa e soprattutto il cambiamento climatico.
Proprio il clima e l’economia costituiscono le principali preoccupazioni a medio termine dell’opinione pubblica, che teme in modo particolare l’instabilità dei prezzi, la riduzione delle forniture di materie prime e l’esplosione di una crisi del debito. Tutti elementi in grado di portare allo scoppio di conflitti sia all’interno dei confini nazionali sia su scala internazionale, con inevitabili conseguenze negative sugli scambi commerciali e il trasporto delle merci.
Secondo la compagnia assicuratrice Swiss Re2, con perdite pari a 105 miliardi di dollari il 2021 è stato il quarto anno più costoso dal 1970 in termini di danni assicurati provocati da catastrofi naturali. Le due calamità principali sono state l’uragano Ida e la tempesta di neve Uri, entrambe negli Stati Uniti, che hanno causato danni assicurati per circa 45 miliardi di dollari, mentre l’evento più costoso in Europa è stata l’alluvione dello scorso luglio in Germania e Belgio (13 miliardi di dollari).
Lo tsunami che ha sconvolto il Giappone nel 2011 sarebbe costato da solo 210 miliardi di dollari. Questo evento disastroso ha avuto un impatto negativo sul 40% di tutte le supply chain del Paese provocando lo stop della produzione, la chiusura dei porti e di molte fabbriche, senza contare l’interruzione completa – e a lungo termine – di alcuni anelli di molte filiere.
Intere fette di mercato sono andate distrutte e alcune aziende hanno subito importanti diminuzioni dei ricavi con conseguenze molto negative anche per la loro reputazione. Non va poi dimenticato che il rischio di bancarotta o di fallimento di qualche cliente o fornitore può essere avvertito anche a livelli più alti, ad esempio in ambito borsistico.
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Nel caso di un imprevisto in un sito o presso un partner della supply chain, è importante poter agire rapidamente e in maniera appropriata. A questo scopo, ci vengono in aiuto alcuni algoritmi che oggi permettono di inviare alert e calcolare l’impatto che ne potrebbe conseguire. È anche possibile facilitare i processi decisionali e limitare le conseguenze che l’evento potrebbe avere sull’intera catena.
Per rispondere più efficacemente a questi rischi, la supply chain può inoltre avvalersi dell’utilizzo di un sistema di intelligenza artificiale a supporto del processo decisionale come IBM Watson, basato su algoritmi di analisi e proiezione collegati ai Big Data, che offre alle aziende un dashboard e strumenti di gestione per permettere ai responsabili della logistica di reagire il più rapidamente possibile e con piena cognizione di causa.
Per accrescere la performance delle operazioni logistiche è necessario privilegiare l’automazione dei magazzini, in particolare in quelle regioni dove è difficile reperire forza lavoro temporanea. Con soluzioni ormai proposte sulla base di una fatturazione a consumo, i progetti di automazione vengono implementati con sempre maggiore rapidità e i tempi di conseguimento del ROI si accorciano notevolmente per l’azienda.
Per quanto riguarda le operazioni chiave di ricevimento merci, stoccaggio o preparazione degli ordini, il consiglio è di scegliere una modalità di evasione specifica in funzione della contingenza da gestire: ordini prioritari, gestione delle carenze ecc.
A seconda del contesto, l’assegnazione dinamica delle attività e delle missioni può essere quindi effettuata in base a diverse modalità.
In questo caso si tratta di riuscire a condividere le competenze dei singoli, ma anche di accrescere la versatilità del personale, in particolare dei lavoratori interinali. A questo scopo è opportuno suddividere le operazioni in piccoli processi e identificare le attività che possono essere svolte facilmente senza aver beneficiato di alcuna formazione. Anche l’implementazione di moduli formativi in digital learning ha dimostrato di dare buoni frutti, permettendo ai team di aumentare le proprie competenze e la propria versatilità, e quindi la propria autonomia.
La resilienza della supply chain dipende enormemente dalla capacità di resistenza del suo anello più debole. Di fronte a questa realtà, la creazione di una supply chain collaborativa permette a ogni figura coinvolta di avere una visibilità trasversale che consentirà di gestire più rapidamente le criticità. Condividere i dati con i partner rende più semplice anticipare i problemi e organizzare meglio tutta la supply chain. Potendo contare su maggiore trasparenza e fiducia, i diversi partner coinvolti saranno in grado di gestire una crisi con più impegno e in maniera più fluida, limitando le perdite di tempo su entrambi i fronti.
L’indisponibilità del sistema informativo rappresenta oggi il rischio più temuto dai Supply Chain Manager. Quando si crea un’infrastruttura, l’azienda dovrebbe privilegiare una soluzione:
In magazzino, ciò implica in particolare poter contare su un sistema logistico di tipo WMS in grado di operare sette giorni su sette, 24 ore al giorno. Adattandosi facilmente ai picchi di attività in base a un principio di scalabilità, il cloud e il SaaS offrono in particolare la flessibilità richiesta senza più necessità di sovradimensionare il team o l’infrastruttura tecnica interna per garantire un’operatività senza soluzione di continuità. In questo caso si otterranno risultati ancora più concreti se gli operatori SaaS potranno beneficiare di una buona visibilità sull’esecuzione delle operazioni che si svolgono all’interno del sito di produzione o del magazzino.
Di fronte ai rischi di attacchi informatici con cui devono fare sempre più spesso i conti i sistemi in dotazione alle aziende logistiche, la prima cosa da fare è senza ombra di dubbio proteggersi. Interrompere le attività di un magazzino significa privare le aziende delle consegne, e quindi della fatturazione, con tutti gli effetti disastrosi che potrebbero derivare da una simile decisione. Ancora una volta, il SaaS si prefigura come la soluzione più adatta al problema, poiché permette alle aziende di beneficiare dell’impegno del fornitore di servizi e dei suoi subappaltatori, con la possibilità di fare investimenti più cospicui perché condivisi tra più clienti.
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