La green supply chain, una transizione in atto
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La collaborazione tra aziende si preannuncia come la prossima rivoluzione in materia di innovazione e di crescita della produttività. Secondo Equinix, leader mondiale nella gestione dei data center e delle connessioni Internet, l’84% delle aziende campionate ha in programma di implementare nel corso di un paio d’anni un’infrastruttura incentrata sull’interconnessione per incrementare i redditi e ridurre i costi.
Strategia, questa, che porta i suoi frutti dal momento che “oltre un terzo delle aziende che hanno adottato una strategia di interconnessione genera oltre 10 milioni di dollari di entrate supplementari (58%) e risparmi sui costi (42%) con un rapido ritorno dell’investimento, in media nel giro di 4,2 mesi”. Uno studio condotto sul tema dall’Università di Stanford conclude inoltre che le aziende collaborative sono 5% più redditizie e 6% più produttive rispetto alle altre.
Per approfondire: [Video] VMI – La trasformazione collaborativa della supply chain
Piccolo spunto sul quale riflettere: per conseguire performance ottimali, queste aziende devono integrare la collaborazione nella totalità dei processi esistenti all’interno delle loro strutture, evitando le situazioni ibride e le segmentazioni delle organizzazioni interne. La catena del valore si reinventa e i diversi servizi aziendali devono allinearsi nell’ottica di creare una supply chain unica e integrata.
Quest’ultima si basa sulle risorse e sui mezzi a disposizione di aziende fornitrici e operatori della logistica. La nuova catena del valore di un’azienda è la fusione delle supply chain appartenenti alla sua rete estesa.
Nonostante i numeri siano favorevoli, lo sviluppo di soluzioni collaborative inter-aziendali è ancora penalizzato da numerosi freni, sia sul lato committenti sia su quello fornitori.
Prima di avviare una collaborazione con i fornitori, qualsiasi azienda deve innanzitutto selezionare una piattaforma adatta alle proprie necessità ed esigenze. Solo in seguito potrà avere inizio il processo di comunicazione intorno alla piattaforma collaborativa e l’integrazione dei collaboratori nel progetto. Bisogna dire, però, che non tutte le aziende sono inclini a modificare le proprie modalità operative, e potrebbero quindi volerci mesi prima che l’operazione possa concretizzarsi.
Sul lato fornitori poi, la moltiplicazione delle piattaforme richiede un adattamento ai differenti processi dei committenti. Le soluzioni adottate da ciascuna azienda non offrono ancora un’effettiva interoperabilità e l’utilizzo di numerose piattaforme potrebbe risultare costoso per i fornitori, se non addirittura antieconomico.
Per portare i suoi frutti, la collaborazione inter-aziendale deve essere in grado di generare di valore per entrambe le parti, fornitori e distributori. In che modo? Sfruttando l’ecosistema e le competenze di ciascun stakeholder.
Collaborando con i fornitori, i distributori possono delegare una parte delle attività che in passato ricadeva su di essi, risparmiando così tempo prezioso e migliorando la produttività o sviluppando le proprie attività commerciali.
Sul lato fornitori, questa nuova mole di lavoro da gestire permette loro d’altro canto di ampliare l’ambito di intervento. La collaborazione con i distributori permette infatti di avere un controllo maggiore sui flussi logistici delle merci (spedizioni e ricevimenti) e, nel lungo termine, di ottimizzare le scorte, pianificare la produzione e migliorare i volumi di vendita.
Tra le diverse forme di collaborazione inter-aziendale mutuate dalle pratiche del CPFR (Collaborative Planning, Forecasting, and Replenishment), il VMI (Vendor Managed Inventory) resta un esempio significativo. Questo sistema condiviso di gestione degli approvvigionamenti consente ai fornitori di gestire autonomamente l’approvvigionamento dei magazzini e dei punti vendita dei loro clienti.
Potendo accedere ai dati delle vendite e delle scorte dei diversi punti di distribuzione, i produttori possono così calcolare le esigenze e pianificare in anticipo le consegne. Questo consente di dimezzare i volumi delle merci ferme in magazzino e di ottimizzare le performance di vendita evitando le rotture di stock.
Leggi anche: Rotazione degli stock: due indicatori strategici da utilizzare
A testimonianza dell’interesse economico che i fornitori nutrono per questa modalità di gestione degli stock, l’ ottimizzazione dei riapprovvigionamenti ha permesso a Unilever di incrementare le proprie vendite dell’1% e a Nestlé di guadagnare circa 100 milioni di euro all’anno.
Per sfruttare le opportunità offerte dalla collaborazione inter-aziendale, è possibile affidarsi alla piattaforma Generix Supply Chain Hub sviluppata da Generix Group. Alla gestione dei flussi fisici e alla digitalizzazione dei flussi di informazione, Questa soluzione SaaS offre una gestione sofisticata dei flussi fisici e logici, possibilità di collaborazione spinta tra gli utenti e l’integrazione delle aziende partner in tempo reale.
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