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Magazzino, Supply Chain
July 5, 2023

Mancanza di risorse umane nella logistica: quali soluzioni per fronteggiarla?

La logistica è uno dei settori più colpiti dalla carenza di manodopera che affligge attualmente l’Europa e l’Italia. Nei primi nove mesi del 2022, infatti, la domanda di autisti di veicoli industriali è cresciuta del 40% con una stima di 560.000 posti vacanti in tutto il continente (nel nostro Paese sono quasi 20.000). Inoltre, secondo la Confederazione Generale Italiana dei Trasporti e della Logistica (Confetra), nei prossimi tre anni ci sarà bisogno di 3.000 lavoratori specializzati, in particolare nel trasporto ferroviario di merci. Ciò nonostante, decine di migliaia di posizioni lavorative rimangono scoperte per mancanza di candidati. Come possiamo rispondere alla duplice sfida in ambito risorse umane di rendere attrattive le professioni della logistica e, al contempo, di fidelizzare i collaboratori?

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35% La percentuale media dei casi in cui nel 2022 nel settore della logistica è stata avvertita dalle aziende la difficoltà di reperimento del personale (nel 2021 era il 29%), valore che sale al 38% in ambito trasporti e distribuzione1.

Considerando anche le difficoltà dei reclutatori e del personale RU della logistica, nel maggio 2021 le organizzazioni di settore e i sindacati hanno stipulato il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto, scaduto a fine 2019, con il quale è stato riconosciuto ai lavoratori un aumento medio di 104 euro, a cui è stata aggiunta una somma una tantum di 230 euro per il periodo di carenza contrattuale. Agire sulla retribuzione dei collaboratori appare quindi una mossa indispensabile per rispondere alla carenza di personale, ma non è certamente sufficiente. Vediamo insieme tre spunti da prendere in considerazione.

1- Investire nel marchio aziendale

Se la logistica patisce di una mancanza di attrattiva sul mercato del lavoro, in parte è a causa della sua immagine. I selezionatori devono quindi intensificare gli sforzi per far conoscere e valorizzare i vantaggi dei posti vacanti presso i potenziali candidati, senza tuttavia gettare fumo negli occhi. La trasparenza è la parola chiave che accomuna l’intero processo, dalla redazione dell’offerta d’impiego a tutto il percorso di selezione. Per attirare l’interesse e promuovere l’impegno dei candidati, è buona prassi fornire loro tutte le informazioni riguardanti l’ambiente e l’atmosfera di lavoro, il profilo dei colleghi e dei responsabili, oltre che i vantaggi della posizione da ricoprire. L’importante è che tale pratica si basi su dati concreti e su testimonianze autentiche dei team. Ultimamente, l’adozione di soluzioni di cooptazione per incoraggiare i collaboratori a raccomandare persone all’interno della loro rete personale presso i selezionatori sembra essere un po’ in disuso. Un’attenzione particolare deve invece essere prestata alla fase di integrazione dei nuovi arrivati, magari attraverso un percorso informale di scoperta di colleghi e processi.

2- Affidarsi a strumenti di fidelizzazione delle risorse umane

Il successo della strategia di employer branding si basa innanzitutto sulla sua capacità di mantenere le promesse nel tempo, e dipende quindi in gran parte dalle pratiche manageriali poste in essere. Di fronte alla ripetitività delle mansioni nei magazzini, e quindi al rischio di abbandono, il datore di lavoro può aiutare i propri collaboratori a trovare maggiori stimoli alla loro attività quotidiana. Fornire alla forza lavoro dati in tempo reale e informazioni concrete che permettano loro di avere una visione d’insieme sul contesto del proprio impegno rappresenta una leva importante in termini di fidelizzazione (per chi lavoriamo? quando? perché? cosa accade prima e dopo nella supply chain? ecc.).

Incoraggiare i collaboratori attraverso soluzioni di gamification, come le sfide integrate nei processi aziendali, è inoltre un mezzo efficace per stimolare il loro coinvolgimento, come anche le iniziative di motivazione più passive basate sul nudge management. Ma è soprattutto la capacità da parte del datore di lavoro di proporre ogni giorno un programma delle attività diversificato e personalizzato a fare la differenza, per evitare di esporre il collaboratore non soltanto alla monotonia di una mansione ripetitiva ma anche, di conseguenza, ai rischi professionali legati allo stress o ai disturbi muscolo-scheletrici. Dotarsi di uno strumento di gestione delle risorse integrato nel software di gestione del magazzino, in grado di assegnare le mansioni in maniera automatica tenendo conto di tutti i criteri di produzione e di risorse umane, offre una soluzione di coinvolgimento a lungo termine.

3- Scommettere sulle tecnologie robotiche

L’intelligenza dei robot è artificiale e del tutto relativa. Le macchine, infatti, non dimostrano di avere spirito d’iniziativa né creatività e non sono in grado di risolvere problemi complessi, soprattutto in caso di imprevisti. All’interno dei magazzini i robot non sono destinati a sostituire completamente l’uomo, e lo dimostrano i numeri delle posizioni lavorative vacanti. Tuttavia, se la collaborazione uomo-macchina è ben disciplinata, la robotica rappresenta una soluzione straordinaria per assistere gli operatori e alleggerire le loro mansioni, un aspetto che influisce anche sulle assunzioni e sulla fidelizzazione. Assumendo l’onere dei gesti più precisi, pericolosi ed estenuanti, i robot permettono di alleviare le difficoltà dei ruoli operativi del settore logistico, tenendo sempre bene in vista l’obiettivo finale di incremento della produttività.

1Bollettino Nazionale 2022 di UnionCamere-Excelsior

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