La green supply chain, una transizione in atto
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“È un mondo virtuale in 3D in cui ognuno potrà vivere delle esperienze in tempo reale – lavorare, interagire, concludere affari, partecipare a gameplay ecc. – attraverso un avatar. A volte si tende a confondere il metaverso con la realtà virtuale, ma il primo è un concetto molto più vasto“, spiega Nicolas Picquerey.
Facendo eco alla definizione di Nicolas Picquerey, Matthew Ball, uno dei più autorevoli esperti in materia, propone questo confronto: “La realtà virtuale è un modo per muoversi all’interno del metaverso. Dire che la realtà virtuale è il metaverso è come affermare che l’internet mobile è un’app“.
“Il metaverso apre un nuovo canale di scambi tra marchi e clienti, rendendo possibili le interazioni con prodotti virtuali, appartenenti al mondo reale o prima ancora che questi si materializzino.
Grazie al metaverso, ad esempio, si potrà provare a sistemare dei mobili in una copia virtuale della nostra abitazione. Dopo una scansione della nostra sala, infatti, sarà possibile scorrere diversi modelli di divani o di tavoli che più ci piacciono. Si potrà anche creare degli avatar che rispecchino il nostro aspetto fisico in un determinato momento e fargli provare dei vestiti sui siti di e-commerce per verificare la taglia, il colore e la vestibilità, in modo da essere sicuri del nostro look prima di concludere l’acquisto.
Si potranno fare moltissime altre cose, dal momento che in un universo virtuale le possibilità sono infinite. I brand potranno offrire una gamma molto più vasta di prodotti e proporre servizi personalizzati. Potranno inoltre testare nuove referenze con grande facilità, ma anche verificare l’interesse dei clienti senza pagare i costi di sviluppo e di avvio della produzione… Nel concreto, i clienti saranno sedotti nel “verso”, acquisteranno in Bitcoin e riceveranno prodotti “perfetti” nel luogo prescelto. Questa moltiplicazione dell’offerta tesa a soddisfare le esigenze del consumatore finale farà necessariamente evolvere la logistica verso un nuovo modello basato su punti di stoccaggio centralizzati, altamente concentrati, in grado di produrre o finalizzare una personalizzazione e di servire una vasta zona (Europa, America ecc.) in tempi molto rapidi. La bipolarità che attualmente è in equilibrio tra il commercio “tradizionale” e quello “su web” integrerà i codici esistenti tramite un ulteriore canale di relazione col cliente. Questo accentuerà ancora di più le preparazioni e le consegne di ordini all’unità“.
“Assolutamente sì! Ma come accade nel mondo reale, bisognerà gestire al meglio i flussi tra consumi virtuali e produzione virtuale. Facciamo l’esempio di un’azienda che produce scarpe da ginnastica virtuali personalizzate: per adeguare il prodotto alla richiesta di un cliente, è comunque necessario un intervento umano. Ciò significa che si potrebbe verificare una congestione della produzione, dal momento che un individuo può personalizzare solo un numero finito di sneaker al giorno. Grazie all’intelligenza dei sistemi, sarà possibile prevedere le tendenze, formulare previsioni sulle intenzioni di acquisto o sulle prevendite, e consentire così al produttore di farsi trovare pronto. Ad esempio, producendo in anticipo degli articoli semilavorati all’80%, il produttore potrà essere molto reattivo all’arrivo di una richiesta specifica. La finitura dei prodotti potrà inoltre essere realizzata tramite attrezzature automatiche a controllo numerico, così come un imballaggio personalizzato”.
“Certamente. Oggi le opere d’arte virtuali sono già protette. Domani, quando il mercato dei prodotti virtuali personalizzati diventerà alla portata di tutti, sarà altrettanto importante garantirne la sicurezza. Si potrebbe ad esempio offrire al cliente un magazzino virtuale “blindato” in cui tutti i suoi prodotti saranno al sicuro. Per le scarpe da ginnastica personalizzate del proprio avatar, ad esempio, il cliente dovrà semplicemente formulare una richiesta al magazzino virtuale, che gliele metterà a disposizione per il tempo desiderato e le proteggerà dopo l’utilizzo“.
“In misura minore rispetto ai negozi, ma il principio di modellare un sito logistico in modo identico sul metaverso potrebbe portare con sé numerosi vantaggi: si potrebbe ad esempio immaginare un monitoraggio e un lavoro predittivo sull’attività dei magazzini, ma anche realizzare una parte delle operazioni a distanza, collegandosi al metaverso dalla propria abitazione o dalla postazione di lavoro allestita in azienda. Un po’ come fanno oggi i chirurghi che operano da remoto: indossano degli speciali guanti che gli permettono di controllare un robot all’altro capo del mondo. Immaginate il lavoro di un carrellista in un magazzino di surgelati ma… da una stanza a temperatura ambiente!“.
“Ne vedo almeno due. Il primo è di spingere sempre di più il concetto di “gemello digitale“. Fotocamere miniaturizzate collocate dappertutto nel magazzino, che permettono non soltanto di mappare gli spazi, ma anche di seguire gli spostamenti delle merci e del personale o le azioni compiute… Questo gemello digitale, abbinato all’intelligenza artificiale, permette di trovare aree di miglioramento, ottimizzare l’operatività del magazzino, ma anche di stimolare il sistema esistente”.
“Questa modellazione ultra fedele del magazzino potrebbe avere vantaggi interessanti anche in termini formativi. Si potrebbe ad esempio fare una pre-visita virtuale del sito logistico, per integrare i nuovi collaboratori più rapidamente o per mostrare i punti sensibili tramite azioni virtuali, e quindi in completa sicurezza. Sarebbe inoltre possibile realizzare formazioni a distanza per le professioni di gestione magazzino (carrellista, preparatore ordini ecc.). Si tratta di un aspetto molto allettante, dal momento che oggi formare gli operatori costa tempo e soldi, soprattutto perché la natura fortemente stagionale dell’attività costringe a ricorrere periodicamente a personale interinale. Se ogni futuro operatore potrà essere formato nel proprio domicilio, il responsabile del magazzino avrà la garanzia di poter contare su personale competente e produttivo sin dai primi giorni di lavoro“.
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