La green supply chain, una transizione in atto
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Certo, più di un quarto delle missioni di selezione del personale effettuate dalla società di recruiting Michael Page nel Procurement & Supply Chain riguarda ancora profili tradizionali come l’operations manager e il logistics site manager, figure sempre difficili da reperire. Ciononostante, le nuove sfide del settore (soprattutto digitalizzazione, customer experience e impatto ambientale) fanno emergere ruoli attualmente ancora poco noti, ma destinati a diffondersi maggiormente negli anni a venire.
Questo specialista delle sfide logistiche analizza grossi volumi di dati non utilizzati e flussi di informazione interni ed esterni della supply chain. Grazie ai suoi calcoli elabora report, sviluppa modelli predittivi e formula raccomandazioni di ottimizzazione per l’azienda. Il suo ruolo consiste in particolare nel trasformare le analisi statistiche complesse in grafici e in altri strumenti di visualizzazione dati per renderli accessibili ai team interni, e aiutare così i processi decisionali aziendali. Ad esempio, può essere chiamato ad aiutare i demand & supply planner o il reparto commerciale ad affinare le loro previsioni dei volumi di vendita grazie alle analisi in tempo reale delle transazioni effettuate dai clienti, così da poter adeguare gli stock presenti in magazzino.
Storicamente, quella del logistic solution designer è una figura che progetta e modellizza una supply chain in funzione degli obiettivi di costo, delle scadenze temporali e della qualità. Lavorando su analisi e studi tecnici a monte delle attività operative, questa figura progetta o ottimizza una rete logistica in base alle diverse opzioni di approvvigionamento e definisce i flussi, i processi, le attrezzature di robotizzazione ecc. Il supply chain architect riprende una parte di queste missioni tradizionali su un perimetro tuttavia più globale e da una prospettiva di più lungo periodo. Il suo ruolo è quello di progettare una rete e delle piattaforme agili, tenendo conto di alcuni fattori:
Blockchain, Internet of Things (IoT), droni, Robotic Process Automation (RPA)… tutti questi anglicismi sono ormai al centro della rivoluzione tecnologica che si sta compiendo nella supply chain. Il responsabile dell’innovazione logistica (o supply chain innovation leader) interviene come facilitatore all’interno dell’azienda per diffondere una cultura dell’innovazione, assistere nell’adozione delle nuove tecnologie e guidare il cambiamento. Parallelamente alla sua attività di supervisione, stimola i team di lavoro e i workshop di progettazione interni, implementa le sperimentazioni e, se necessario, ne gestisce la messa su scala industriale.
Come decarbonizzare la supply chain per rispondere agli obiettivi di responsabilità sociale e ambientale dell’azienda e ai vincoli normativi attuali e futuri? Il compito del responsabile della logistica sostenibile (o sustainable supply chain manager) è rispondere concretamente a questa domanda al fine di ridurre gli impatti ambientali della supply chain e attuare strategie di economia circolare, salvaguardando al contempo i margini e la qualità della customer experience. Gestione energetica, riciclo e valorizzazione dei rifiuti, riutilizzo degli imballaggi, trasporti verdi, recupero dei prodotti usati: sono tutti temi centrali di cui dovrà occuparsi questa figura professionale che è attualmente in via di sviluppo.
Crisi internazionali, come il blocco del Canale di Suez o la pandemia di Covid-19, hanno fatto affiorare le fragilità delle supply chain, ma hanno anche sottolineato la loro importanza vitale e strategica. Se questa funzione di direttore d’orchestra della supply chain è attualmente già presente nelle grandi aziende, i recenti avvenimenti hanno ricordato quanto questo ruolo sia indispensabile nell’ambito dei comitati esecutivi o in quelli direttivi. Questo perché il chief supply chain officer (CSCO) è l’unica figura in grado di gettare un ponte tra la visione strategica dell’azienda, le competenze tecnologiche e la gestione dei rischi. Al pari delle altre funzioni di top management della ben nota C-suite, il CSCO ha il compito di ottimizzare le performance della supply chain, assicurarne la trasformazione e soprattutto garantirne la resilienza.
Al di là delle competenze tecniche (finanziarie, relative a dati, digitalizzazione, gestione dei rischi) indispensabili per l’esercizio di queste nuove professioni, le cosiddette soft skill dei collaboratori sono oggi determinanti per un’azienda. Tra queste, la curiosità, la capacità di formarsi in maniera autonoma e di collaborare con altre figure professionali (marketing, R&S ecc.) fanno parte dei fattori chiave di successo di quelle aziende che scelgono queste nuove professioni nel settore della logistica.
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