La green supply chain, una transizione in atto
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Come vengono gestiti i rischi logistici in azienda? Qual è il relativo livello di visibilità sui rischi operativi? Quali sono le potenziali conseguenze di una cattiva gestione dei problemi? L’indagine condotta da Generix Group presso 145 aziende ha consentito di far emergere diversi aspetti.
Sulla gestione dei rischi in quanto tale, il 64,6% delle aziende riceve degli avvisi in caso di eventi sopraggiunti internamente e il 39,4% di queste società analizza regolarmente i rischi operativi utilizzando diversi protocolli. Tali cifre mostrano che i decisori sono consapevoli dell’importanza di avere informazioni sui problemi riscontrati nella propria organizzazione logistica. Analizzare i rischi consente infatti di implementare processi efficaci nell’anticiparli e nel gestire le crisi.
Questa raccolta di dati può anche essere prevista, in modo esteso, sulla totalità della catena operativa. Favorendo gli scambi di informazioni tra tutti i partner della rete, è altresì possibile risalire anche agli alert emessi dai partner esterni.
Per quanto concerne il livello di visibilità delle aziende sui rischi riscontrati, lo studio riporta che le aziende intraprendono relazioni in tempo reale principalmente con i clienti, mentre gli scambi di informazioni sono meno proficui con i vettori, gli spedizionieri e i fornitori. E se lo scambio di dati informatizzato (EDI – Electronic Data Interchange) è il più utilizzato nelle aziende, si può notare che il mercato è ben lungi dall’essere saturo: l’EDI non è infatti ancora stato adottato da tutti.
Infine, secondo la maggioranza dei responsabili interrogati, le conseguenze di una cattiva gestione dei rischi sono principalmente di ordine finanziario e generano:
● costi diretti legati ai rimborsi e alle sanzioni (per il 58% degli intervistati); ● costi indiretti legati alle controversie (per il 61% degli intervistati).
Secondo il 45% delle aziende, in caso di cattiva gestione della crisi è possibile inoltre raggiungere un degrado della e-Reputation e dell’immagine della società, cosa particolarmente dannosa per le società che vendono i propri prodotti su Internet.
Con l’IoT (Internet of Things) e i Big Data, i dati non sono mai stati così ricchi e accessibili come oggi: i sensori RFID e altri oggetti connessi consentono infatti di registrare numerosissime informazioni, come ad esempio la temperatura o la geolocalizzazione dei camion mediante GPS.
I dati raccolti dagli operatori possono essere memorizzati nel cloud per poi essere utilizzati dai diversi partner della catena logistica: grazie all’utilizzo di piattaforme collaborative, è quindi possibile avere visibilità sulla totalità dei partner che intervengono nelle varie fasi di gestione della supply chain.
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L’analisi di queste informazioni e l’accesso ai database consentono successivamente di alimentare sistemi predittivi che possono essere utilizzati nell’ambito della logistica e dei trasporti per aiutare le aziende ad anticipare i rischi operativi e prendere le giuste decisioni qualora questi si presentino.
Grazie al trattamento di questi dati, è possibile ad esempio:
● prevedere più facilmente i volumi di stoccaggio utili e trovare l’ubicazione ottimale per gli stock; ● ottimizzare la gestione delle risorse logistiche; ● monitorare le operazioni in tempo reale.
Tali funzioni predittive consentono, nello specifico, di trattare gli ordini all’ultimo momento in base alle priorità, cosa che costituisce un vantaggio non trascurabile per le aziende.
In termini di costituzione dei carichi e spedizioni delle merci, tali informazioni serviranno ad esempio ad ottimizzare le operazioni (condivisione dei mezzi di trasporto, ottimizzazione dei giri di consegna…), mentre la conoscenza del traffico stradale consentirà di calcolare l’ora di arrivo delle merci e di trasmettere le informazioni al cliente affinché sappia precisamente quando avverrà la consegna. Alcune aziende prevedono altresì di utilizzare la geolocalizzazione per anticipare le operazioni di carico a prima dell’arrivo dei camion in loco.
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Ancor più dei dati interni, l’informazione esterna è diventata per le aziende un elemento strategico nell’ottenimento della performance: l’obiettivo consiste nell’arrivare a raccogliere il massimo di informazioni sugli eventi esterni che possono perturbare il corretto funzionamento delle supply chain. Tali informazioni verranno analizzate per poi essere impiegate a fini predittivi.
In termini di soddisfazione del cliente, la sfida consiste nel riuscire a raccogliere i dati presso i partner al fine di poterli analizzare in tempo reale: tutta la catena logistica deve inscriversi in questa logica di condivisione delle informazioni affinché i guadagni siano vantaggiosi a tutti i livelli.
Cogliamo l’occasione per ricordare che l’analisi dei dati raccolti in seno all’ecosistema dei partner è destinata a identificare i rischi operativi che possono avere un impatto negativo sull’esperienza del cliente. Questo è il motivo per cui è necessario che la collaborazione con il cliente e il trasportatore sia gestita sulla stessa piattaforma, così da consentire l’identificazione della migliore decisione da prendere e limitare l’insoddisfazione del consumatore nei confronti di fattori ed eventi perturbanti.
Aumentando la visibilità sugli eventi della catena logistica, i dati raccolti arricchiranno i motori di analisi e consentiranno l’automatizzazione del processo decisionale in caso di rischi. Grazie a queste soluzioni predittive, le aziende dispongono già ora di mezzi importanti per migliorare la soddisfazione dei clienti e minimizzare l’impatto dei rischi sulla propria attività.
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